28 febbraio 2011

Non si tratta di perdono.
Non si tratta di vendetta.
Non si tratta di comunicazione, di parole vuote che poi volano via, che poi finiscono chissà dove, dimenticate.
Si tratta di dimenticare.
Di non credere.
Di non vivere, forse, realmente...
Di non ascoltare, non sentire, non voler vedere e aprire la porta.
Si tratta di aprire una fessura e richiuderla dopo che il vento ha smesso di soffiare, dopo che il profumo ha smesso di essere il solito.
Si tratta, essenzialmente, di non aver voglia di essere quel cambiamento simultaneo che potrebbe fare la differenza. Mentre invece, tutto scivola andandosi a frantumare come un passaggio obbligatorio.
Non per me, almeno.
Mai stato così fino ad ora.
Non per me.

Omologata al cento fottuto per cento a questo sistema assuefattivo. Conforme alle regole-quasi-ai colori, ai gesti e alle parole.
Disgregata nell'integrità personale.
Metto parole insieme, cose senza un significato-spesso, termini inesistenti, vocaboli inventati, senza un filo di coesione grammaticale.
Senza speranza, senza certezza, non saprei come dire..spontaneo come il respiro..il non pensarci neanche, che possa esserci qualcuno che possa intederlo così nel suo percorso logico incomprensibile.
Uno stato d'animo multiplo che possa seguire le innumerevoli percezioni emotive delle parole che seguono.
Non so scrivere e non mi interessa farlo.
Ho imparato che i blog possono essere visti da sto nuovoMondo..turbata, sconvolta e sempre più assuefatta..vorrei metterci i vocaboli più sporchi che ho.
Le azioni più deplorevoli che ho commesso e tutte le loro implicazioni morali. Senza alcun insegnamento.
Senza comprensione.
Ogni giorno- ma che dico- ogni istante nuova.
Cade il cielo e dopo rimuovere..quella falsa illusione di svilupparsi..evolversi..andare avanti.
Nessun passo,la realtà statica che mi riporta sempre all'uno, alla genesi di un nuovo colpo..di una nuova vita..vedo volti sconosciuti ke raramente apprezzo,sghignazzare in mondo autentico; e fingo il ruolo imposto; Gioco la parte assegnata fingendomi coerente nello spazio del tempo. Roba di pochi secondi che per me separano mondi interi di gusti e percezioni. Amare...cosa? Chi ha dato questo nome alla molla della fine..le etichette non mi piacciono; non so distinguere il bene dal male, non ne vedo un limite nè un margine che possa dividerli. Apparentemente vedo solo la superficie e anche questa è un orizzonte inesistente, sarebbe bello..si, ma siamo uomini mica Uomini.
E allora chiudo gli occhi, a volte, e lì è vero, lì è reale, e da uomo divento Uomo, posso far tutto, persino congiungermi senza sapere nulla di te.
Un vuoto che riesco a intravedere..strano ma visibile, che non è, ma che può essere nello stesso tempo.
Anzi, che è e non è insieme.
Coloro e ri-coloro per come mi piace..per come ti piace..per come vorrei che fosse, che sarà e per come è stato. Al presente non ci credo!

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